di Gloria Patricia Taylor
La GIG economy: implicazioni sui diritti dei lavoratori
Un tempo si lavorava in un negozio, una azienda, una fabbrica e i lavori che facevano eccezione era appunto eccezioni. Con lo sviluppo tecnologico e in particolare delle comunicazioni, sono nate figure professionali che sfuggono ad una precisa categorizzazione ma a cui difficilmente la società di oggi può fare a meno. lavori sporadici, senza orari precisi, senza neanche certezza del quando si dovrà lavorare. La così detta gig economy.
Cos'è la gig economy
La gig economy, o economia dei lavoretti, indica un modello di lavoro in cui le persone svolgono lavori occasionali, temporanei o freelance, spesso attraverso piattaforme digitali o applicazioni. Invece di avere un impiego tradizionale a tempo pieno con un datore di lavoro, i lavoratori della GIG economy sono spesso considerati lavoratori autonomi o indipendenti.
Rappresenta una tendenza in crescita in cui un numero sempre maggiore di lavoratori svolge lavori occasionali, temporanei o freelance. Si tratta di lavori talvolta estemporanei Questo nuovo modo di lavorare ha generato un dibattito sulle implicazioni in termini di sicurezza sociale, diritti dei lavoratori e protezione. In questo articolo, esamineremo gli effetti della GIG economy su questi aspetti fondamentali del lavoro e della protezione sociale.
Esempi di lavori in gig economy, sono i lavori puramente freelance e i lavori occasionali, ma a seguito delle App sui cellulari stanno nascendo molte nuove figure che vi rientrano. Si parla molto ad esempio dei così detti rider:
- Ride-sharing: Lavorare come autista per piattaforme di ride-sharing come Uber o Lyft, offrendo servizi di trasporto privato ai passeggeri.
- Rider per la consegna di cibo o altri beni: Effettuare consegne di cibo a domicilio per piattaforme di food delivery come Uber Eats, Deliveroo o Just Eat.
- Servizi di consegna: Effettuare consegne di pacchi o merci per aziende di logistica e spedizioni come Amazon Flex, Postmates o DHL.
La questione della sicurezza sociale
Uno dei principali interrogativi riguarda la sicurezza sociale dei lavoratori della gig economy. Molti di loro non sono coperti da programmi di assicurazione sanitaria, pensione o disoccupazione. Questa mancanza di copertura può esporre i lavoratori a rischi finanziari considerevoli in caso di malattia, infortunio o periodi di mancanza di lavoro. È necessario valutare come garantire una copertura adeguata per questi lavoratori e proteggerli dalla precarietà economica.
I diritti dei lavoratori
La natura flessibile della GIG economy solleva preoccupazioni riguardo ai diritti dei lavoratori. Molti di loro non godono delle stesse protezione legale e diritti che i lavoratori tradizionali hanno, come orari di lavoro regolamentati, salari minimi garantiti, congedi pagati e rappresentanza sindacale.
È importante considerare come garantire che i lavoratori della gig economy abbiano condizioni di lavoro eque e rispettino i loro diritti fondamentali.
La protezione del lavoratore freelance
La gig economy presenta sfide uniche per la protezione dei lavoratori. L'assenza di un datore di lavoro formale può rendere difficile applicare le leggi sul lavoro e garantire la sicurezza sul posto di lavoro.
L'accesso a servizi come l'assistenza sanitaria, l'assicurazione e la formazione professionale può essere limitato in assenza di un contratto di lavoro strutturato.
Si rende quindi necessario sviluppare meccanismi adeguati per proteggere i lavoratori in questa forma di impiego e garantire che siano trattati in modo equo e sicuro.
Necessità di equilibrio tra la la flessibilità dalla gig economy e la sicurezza sociale
La gig economy rappresenta un fenomeno in continua espansione con implicazioni significative sulla sicurezza sociale, i diritti dei lavoratori e la protezione. Affrontare queste questioni richiede un'attenzione particolare da parte dei legislatori, dei datori di lavoro e della società nel suo complesso. È fondamentale trovare un equilibrio tra la flessibilità offerta dalla gig economy e la necessità di garantire sicurezza, protezione e diritti per i lavoratori.
Normative ancora in evoluzione
Esistono tentativi di regolamentazioni della gig economy sia in Italia sia nell'Unione Europea per affrontare la sfide sociali che presenta e fornire una protezione adeguata ai lavoratori.
La Legge italiana n. 81 del 22 maggio 2017: "Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato"
In Italia è stata introdotta la Legge 81/2017, che disciplina il lavoro autonomo occasionale accessorio. La legge ha creato una categoria specifica di lavoro autonomo occasionale che consente ai lavoratori di svolgere attività occasionali e di breve durata senza l'obbligo di aprire una partita IVA o di essere soggetti a contributi previdenziali con limitazioni e vincoli specifici.
Direttiva (UE) 2019/1152 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 20 giugno 2019 relativa a condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili nell'Unione europea
A livello europeo, la Commissione Europea ha proposto la Direttiva sulla trasparenza dei contratti di lavoro (Directive on Transparent and Predictable Working Conditions) nel 2019. L'obiettivo della direttiva è garantire che i lavoratori della gig economy abbiano diritti e condizioni di lavoro adeguati, compresa la trasparenza delle informazioni relative al contratto di lavoro, ai salari e ai diritti sociali.
La direttiva stabilisce una serie di requisiti minimi, come la fornitura di informazioni chiare sui termini e le condizioni di lavoro, la regolamentazione dei contratti a chiamata e la protezione contro le prassi abusive. Gli Stati membri dell'UE sono tenuti a recepire questa direttiva nelle rispettive legislazioni nazionali entro il termine stabilito.
La giurisprudenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea
La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha emesso alcune sentenze importanti, destinate a fare giurisprudenza, riguardanti i diritti dei lavoratori nella gig economy. Ad esempio, nel caso Uber, la Corte ha stabilito nel 2020 che gli autisti Uber dovrebbero essere considerati lavoratori dipendenti e non lavoratori indipendenti, con diritto a determinate protezioni e diritti lavorativi.
La regolamentazione della gig economy è complessa per la natura della prestazione lavorativa ed ancora in evoluzione. Le autorità e i legislatori stanno esaminando e adattando le norme per affrontare le sfide e garantire una maggiore protezione per i lavoratori impegnati in questa forma di lavoro.